ESISTONO ALMENO UN MIGLIAIO DI BANCHE DELLE SEMENTI

Che contengono semi originali di molteplici varietà di piante, in giro per le università del mondo. Ma questo non è sembrato sufficiente per assicurarsi di “conservare la biodiversità agricola”. Il governo norvegese, titolare dell’arcipelago Svalbard, su cui è in via di completamento la superbanca delle sementi, attribuisce tale compito a quest’ultima. I principali finanziatori di questa banca sono la Fondazione Rockefeller, i due colossi del geneticamente modificato Monsanto e Syngenta e la multinazionale chimica DuPont. Perché creare un’enorme banca delle sementi quando molte strutture pubbliche e private nel mondo già ne posseggono una?

 

 

NEGLI ANNI  70

La Fondazione Rockefeller finanziò e si fece portavoce della prima idea di “rivoluzione agricola genetica”. Tutto in nome della lotta alla “fame nel mondo” e di una nuova agricoltura adatta al mercato globale. La Fondazione Rockefeller già negli anni ’30 era interessata alla genetica, finanziando gli scienziati che conducevano ricerche nei laboratori tedeschi sulla purezza razziale, l’eugenetica, come si chiamava allora. Molti di questi scienziati continuarono, dopo la caduta di Hitler, le loro ricerche negli USA. La mappatura del gene, l’ingegneria genetica e gli OGM stessi, sono i risultati di quegli esperimenti. Oggi sappiamo che il vero esito della Rivoluzione Verde è stato quello di sottrarre la produzione agricola familiare ed assoggettare i contadini, specie del Terzo Mondo, agli interessi di tre o quattro colossi dell’agribusiness. Questi colossi iniziarono a distribuire degli “ibridi-miracolo” che davano raccolti favolosi.

 I SEMI IBRIDI

Non si riproducono o si riproducono poco, obbligando così i contadini a comprare ogni anno nuove sementi, anziché usare parte del loro raccolto per la nuova semina. La bassa riproduttività oltre ad avere una spiegazione di carattere economico, è necessaria per tutelare l’ecosistema: tutti i coltivatori di prodotti geneticamente modificati devono per legge confinare le proprie coltivazioni per non “infettare” le coltivazioni naturali.  Ai semi ibridi seguirono le necessarie tecnologie agricole, i fertilizzanti chimici Monsanto e DuPont e con l’arrivo degli OGM, gli anti-parassitari per quello specifico seme OGM. I contadini non producevano mai abbastanza per ripagare i debiti contratti per comperare pesticidi. Accadde che i contadini dovettero lavorare una terra non più loro. Dal 2007 la Monsanto, insieme al governo USA, ha brevettato una ricerca su dei semi “Terminator”, ossia che muoiono subito dopo il raccolto, volta a ridurre l’uso di sementi non brevettate. Secondo la FAO le banche delle sementi sono 1.400, per la maggior parte negli Stati Uniti. Le più grandi sono già possedute da Monsanto, Syngenta e DuPont. Le altre banche sono in Cina, Giappone, Corea del sud, Germania, Canada. È evidente che non tutte sono sotto il controllo dei grandi gruppi. Ecco forse che si spiega la scelta di una superbanca:  più che tutelare la biodiversità, è una scelta monopolistica. Una malattia che infetta le sementi naturali conservate nelle banche fuori controllo, obbligando a ricorrere al caveu delle Svalbard, sembra uno scenario fin troppo complottista.

fonte : http://www.riotvan.net

Redatto da Pjmanc: https://ilfattaccio.org

Un pensiero su “OGM: ORGANISMO GENETICAMENTE MONOPOLISTICO”

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