LA D.A.R.P.A. STA SVILUPPANDO UNA NUOVA TECNOLOGIA AD ULTRASUONI PER PROTEGGERE LE TRUPPE U.S.A. DALL’INSORGENZA DI DISORDINI MENTALI E INCREMENTARNE LE PRESTAZIONI. MA QUANTO E’ GRANDE IL RISCHIO, IN FUTURO, DI UN SEMPRE MAGGIORE CONTROLLO SULLA MENTE DEI SOLDATI?
E’ quello che in tanti temono da sempre, è quello che adesso sta per diventare realtà. Bisognava solo aspettare per avere riscontri e notizie certe. Adesso è ufficiale: la Difesa americana, attraverso il suo braccio di ricerca scientifica (la D.A.R.P.A.) sta puntando alla modificazione del normale funzionamento cerebrale dei propri soldati tramite l’utilizzo di ultrasuoniIl progetto di ricerca Blue-Sky si inserisce nella corsa che la D.A.R.P.A. ha intrapreso in questi ultimi anni verso l’integrazione della Biologia, dell’Information Technology e dello studio dei sistemi micro-fisici, sfruttando un budget che solo negli ultimi tre anni ha superato i 150 milioni di dollari.Avevo già parlato di come la neurotecnologia avesse fatto passi da gigante, di come col progetto Neuroprobes si stia per riuscire a sviluppare una tecnologia capace di “spegnere, accendere o riaccendere” determinate aree del cervello, costituendo un’incredibile promessa nel trattamento di gravi disfunzioni o malattie, come nel caso dell’Alzheimer o dell’Autismo.
Ebbene, la ricerca della D.A.R.P.A., nell’ambito del progetto REPAIR (acronimo di Reorganization and Plasticity to Accelerate Injury Recovery), da un lato è finalizzata a questo stesso obiettivo, attraverso lo sviluppo di impianti cerebrali che avranno il compito di “sostituirsi” alla materia grigia danneggiata.
Tutto ciò passa dalla ricerca di metodi sempre più efficaci nell’analizzare e decodificare i segnali neurali, in modo da realizzare stimolazioni che operino con sempre minore approssimazione. Il progetto, al quale partecipano anche la Brown e la Stanford University, avrà principalmente il compito di costituire un’efficace terapia contro disfunzioni cerebrali come le “Traumatic Brain Injuries” (o TBI) che affliggono molti dei soldati americani di ritorno dall’Iraq e dall’Afghanistan, permettendo un recupero accelerato.Ma come ho detto, questo è solo un ramo della ricerca. L’altro non ha semplicemente un compito curativo nonostante nasca come risposta a trattamenti invasivi come il DBS (deep-brain stimulating) e come evoluzione del TMS (Transcranial magnetic stimulation). Innanzitutto vediamo cosa si sta superando: il DBS consiste nell’elettrostimolazione del cervello -usata per combattere il Parkinson- attraverso degli elettrodi, ma necessita di un intervento chirurgico per impiantare tanto gi elettrodi quanto le batterie.Come anticipato, il progetto portato avanti dalla D.A.R.P.A. e diretto dal Dott. William J. Tyler dell’Arizona State University risulta un’evoluzione del TMS, ma solo perché anch’esso basato sulla stimolazione non invasiva. Per il resto le strade si divaricano completamente, in quanto l’approccio portato avanti da Tyler è strutturato sull’utilizzo degli ultrasuoni.
Tuttavia la realizzazione di questa nuova tipologia di nanoimpianti -che costituirebbe una sorta di evoluzione congiunta del DBS e del TMS- si colloca in un futuro più lontano di quello in cui l’approccio non invasivo troverà applicazione diretta sui campi di battaglia.I primi risultati raggiunti dagli ultrasuoni ad impulsi avevano infatti già evidenziato un raggio d’azione (portata) enormemente aumentato rispetto al TMS, dimostrando possibilità pratiche quasi immediate e portando al precoce sviluppo di applicazioni per l’ambito militare.Comprendere il funzionamento delle reti neurali del cervello significa anche avere la possibilità di andare a modificare eventuali parametri fuori norma o alterarne altri per produrre reazioni che possono variare dalla Riduzione dello stress e dell’ansia al controllo del panico alla possibilità di un prolungato stato di attenzione e vigilanza.
fonte : http://nautilusmagazine.blogspot.com
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